VCO- NOVARA- 14-06-2020-- Gita all'Alpe Groppo
Premessa. Una meta bellissima e quasi sconosciuta, anche utile, nella parte iniziale, a capire la difficoltà che incontra l’homo sapiens a conciliare il lavoro con il rispetto dell’ambiente e del suo prossimo.
GITA N. 8 - O 24
ALPE GROPPO
28 MAGGIO 2020
Dislivello: 1230 m. Tempo totale: 6 h 15'.
Pur vagando per i monti dell’Ossola da più di sessant’anni, ci sono ancora moltissimi luoghi a me del tutto ignoti che, soltanto grazie a degli amici preziosi, riesco a conoscere. Uno di questi è l’Alpe Groppo. Forse, quando si dice che uno è “ingroppato”, ci si riferisce a come un escursionista si può sentire salendo questi impervi sentieri. Ci troviamo a Passo, 787, dove inizia la strada per Salecchio, con più auto del necessario. E’ uno dei tanti effetti negativi del Coronavirus per chi, come noi, rispetta le regole e cerca di usare soprattutto il buonsenso. Il gruppo numeroso di pochi mesi fa si è sciolto, in attesa di poter riprendere al più presto, si spera, le belle gite collettive. Fra i pochi di oggi ci sono anche due medici reduci da tre mesi intensi di lotta in prima linea al virus maledetto. Sappiamo, quindi, cosa fare. Bella giornata con qualche nuvola e con temperatura ideale per faticare. Posteggiamo a lato della statale e attraversiamo il Toce imboccando la strada sterrata che sale alle cave, circa cento metri più in alto. Siamo sulla sinistra orografica. Teniamo la destra e arriviamo alla cava più a sud. A quota 940 troviamo il sentiero, che ci fa subito capire che oggi sarà dura: ripido, “sporco”, faticoso. Dopo un breve tratto ecco l’amara ma prevedibile sorpresa! Lavori di ampliamento della cava, cioè di costruzione di una ripida pista per i mezzi, hanno cancellato il sentiero completamente. Basterebbe poco per lasciare qualche indicazione e per agevolare gli escursionisti costretti a passare di lì. Si tratta di rimuovere il materiale pericolante e di fare in modo che chi transita resti il meno possibile nell’area di lavoro, imboccando senza problemi la prosecuzione del sentiero. Grazie alla guida indigena che ci accompagna e con questi pensieri in testa ritroviamo a fatica il sentiero G12 e ci allontaniamo ben volentieri dai luoghi del misfatto. Saliamo in un bosco misto, sporco e con tratti molto ripidi. Dopo un pezzo pianeggiante attraversiamo un torrentello che precipita in una forra profonda. Ritroviamo un bosco più bello e pulito, di faggi, e, dopo due baite isolate, arriviamo all’Alpe Pianezza, 1434, in meno di due ore. L’ambiente è sempre più bello, ma il percorso resta impegnativo. Sempre in direzione sud – est usciamo dal faggeto, attraversiamo il rio Pe di Pilone al di sotto della sua bellissima cascata e affrontiamo l’ultimo tratto, sempre più scosceso e “sporco”, prestando attenzione alla segnaletica un po’ rada. Per completare l’opera incontriamo dei nevaietti ben compatti, ma ripidi e con subdole buche in agguato. A duemila il terreno diventa pulito, l’ambiente bellissimo e, dopo 3 ore e mezza dalla partenza, brevissime pause escluse, siamo all’Alpe Groppo, 2017. Una magnifica dorsale con un alto ometto di pietra si protende fra due abissi in direzione della Valle Antigorio. C’è anche una baita adibita a rifugio dai cacciatori di Premia. Qui pranziamo mentre si alza un gelido venticello settentrionale che ci ricorda che questa è montagna vera e severa quanto bella. La discesa, lungo lo stesso percorso, dura poco meno della salita a testimoniare quanto il percorso sia “serio”. Uno dei ragazzi, tonico e molto elastico, trova anche il tempo di eseguire un elegante tuffo senza conseguenze, su uno dei nevai prima descritti. Pare si stia già allenando per Tokio 2021. Con attenzione riattraversiamo la cava che proprio non ci gradisce e, con vero piacere, recuperiamo le auto. La grande guida odierna, oltre a non presentarci una congrua parcella, ci offre una splendida birra nel suo giardino incantato.
Gianpaolo Fabbri