Ed eccoci arrivati, come ogni anno, alle celebrazioni dell’8 marzo con tutto quello che ne consegue in termini di disagio, depressione, scuotimenti furiosi di testa, cambiamenti repentini e volontari non di umore ma di sesso.
Non è una critica alle donne, o alla festa in sé: sia chiaro.
E’ una furiosa invettiva contro quella parte dell’universo femminile che ha una visione della cosa assolutamente contraddittoria tale da rovinare irrimediabilmente il senso della vita stessa, non solo della festa o dell’essere donna.
Orde di donne orgogliose del fatto di essere tali (e già questo suscita una qualche perplessità), si preparano infatti ad assumere le sembianze e gli usi più beceri di maschi particolarmente idioti per sentirsi (addirittura!!) superiori a loro.
Donne dududu in cerca di guai. Le vedi già nei giorni precedenti prepararsi per la gioiosa festività; prendono di assalto i negozi raccattando l’abbigliamento tipico dei viados di piazzale Lotto quale: 1) inguardabili scarpe con tacchi trasparenti e zeppa che togliti dignità 2) gonne leoparde di peluche che mia nonna con 3 euro ti metteva un poco di stoffa in più 3) pacchi di kleenex per riempire i reggiseni 4) biancheria intima che ma nemmanco su youporn nella categoria “BBW”.
Pronti via, subito dopo, a mettersi d’accordo con le amiche del cuore, su gruppi WhatsApp dai nomi improbabili quali “ <3 dolcemente bastarde” il tutto per trovare la più sfigata discoteca della provincia dove si esibisca un qualche tronista rovinato dal suo microscopico cervello (ben custodito nelle mutande) che si presti al solito spogliarello corredato da noiosi ma folcloristici ammiccamenti da macaco in calore.
50 euro consumazione compresa. 30 euro solo consumazione nei bagni del locale.
Ovviamente prima dello spettacolo è stato d’uopo andare in pizzeria dove il cameriere di sesso maschile è stato sottoposto a pesanti molestie sessuali attraverso battute squallide che però sono state vissute dalle suddette non certo come un reato da codice penale, ma come quasi un regalo, un favore fatto al povero studente (che tanto “è maschio”, “gli piace”) peraltro madido di sudore, unto come il fritto misto e seriamente spaventato da questa orda di meretrici di ogni età, che sembrano non vedere un uomo dal pleistocenico.
Ubriacatesi per bene in modo davvero molesto, munite di rametto di mimosa puzzolente più di un cane marcio dopo 7 giorni di pioggia, eccole, si muovono come una mandria di bufali imbizzarriti verso il locale dove passeranno tutta la serata a mostrare la mercanzia ad uomini giunti sul posto solo perché convinti di poter rimediare anche loro la consumazione in bagno senza spendere un euro.
Desideri ed auspici che verranno probabilmente esauditi.
Sono le 4 del mattino. Oramai è il 9 di marzo. Donne dududu in cerca di guai. Le vedi uscire disfatte dal locale, alcune in compagnia del ferroviere 68enne (ma ancora satrapo) che ringrazia l’amuleto di Iole Famoso per l’unico petting concessogli nel corso di un anno intero. Altre le trovi gettate a vomitare vicino ai cassonetti dell’umido. Altre ancora discutono di Belen e Stefano Nonsocomesichiamidicognome ed in particolare sul fatto se torneranno mai insieme o se lui si sia cancellato o meno il tatuaggio del bruco nelle zone intime (che poi, ragazze, non era un tatuaggio).
Le donne reali, quelle che a questa modalità di festeggiare non partecipano, sono a casa. Dormono con la bavetta e la bocca aperta, con indosso la canotta e le mutande comode, sotto il piumino primaverile probabilmente abbracciate ad un peluche a forma di cacca (no, non al marito).
Io a loro auguro una buona festa della donna.
Alle altre auguro solo di liberarsi senza necessità di denunce del ferroviere satrapo 68enne che probabilmente penserà potrà esserci una seconda volta l’anno prossimo, e delle assurde contraddizioni che indossano come un cappotto pesante dopo una rovinosa alluvione.
Ciao!
Tatiana Giovannetti - 3 marzo 2017