Ogni inglese e americano sogna l'Italia e la sua cucina. Ma non solo: sogna la bella gente, la terra, il mare, le testimonianze d'arte che si trovano ovunque e la moda. La lingua italiana è musica, chi vorrebbe far concorrenza alla lingua di Verdi o di Rossini nelle loro opere o a quella di Paolo Conte nel suo “Azzurro”?
Cosa succede però da diversi anni in questo bellissimo paese tra il Sempione e la Sicilia? Qualcuno vuole imporre agli italiani una nuova lingua che non ha nulla a che fare con la sua tradizione.
Si stanno introducendo, non solo nella finanza, ma un po’ dappertutto, nuovi termini inglesi nella lingua italiana.
In un inglese, che tra l'altro, ha sempre meno a che fare con la lingua scritta in Inghilterra o negli Stati Uniti...
Certamente, ogni lingua si evolve nel tempo. Anche ogni gruppo professionale ha i suoi termini tecnici specifici. Nell'architettura medievale, ad esempio, non c'erano né architetti né ingegneri, ma semplicemente "Capomastri"; col tempo i capomastri sono diventati appunto “architetti” ed “ingegneri” (secondo studi ed esperienze professionali..)
Ma chi, per l'amor del cielo, impone agli italiani lo scioglilingua "Spending Review"?
Con questo termine si vuol dire che lo Stato dovrebbe farsi una "panoramica delle spese" come se la fa ogni famiglia. Mano sul cuore: lo sapevate questo?
O, più recentemente, il sindaco di Palermo ha detto in un’ intervista radio/televisive per la Svizzera tedesca, che la sua città è di nuovo "exciting e anche safe"..
Dai, caro sindaco, la tua città è “emozionante” e anche “sicura”, e certamente ha un futuro turistico assicurato..
Un altro termine inflazionato è lo "spread"! Da che? Chi non è addentro alla politica finanziaria italiana non capisce cosa significhi…
Nessuno al mondo infatti si sognerebbe di tradurre le parole "pizza" o "pasta"
in altre lingue! Per fortuna! Insomma signori miei: un po’ di buon senso con l’uso di termini stranieri!
Walter Finkbohner – 21 novembre 2018