Si è conclusa a fine gennaio l'interessante mostra “Peintres de famille-Elogio dell'immagine borghese” ospitata
dal comune di Domodossola nell'antica chiesa di San Francesco. Da ossolano molto interessato alla pittura locale (sopratutto quella vigezzina) e nipote di una famosa pittrice molto nota per i suoi meravigliosi fiori, nonché pittore io stesso a tempo perso devo dire che quest'evento, illustrante la storia della famiglia Rossetti-Ponti attraverso i ritratti di varie generazioni mi ha molto affascinato. La mostra ritrattistica parte dai capostipiti Giacomo e Giuseppe Rossetti ancora improntati ad un tipo di ritratto molto classicista e per così dire "francesizzante" fino alla straordinaria modernità espressionistica di Max Ponti; un percorso questo che spaziando dai primi decenni dell'ottocento fino agli anni venti del novecento vuole testimoniarci le vicende intime di una famiglia attraverso i vari ritratti dei suoi componenti, illustrati generazione per generazione. Una storia famigliare che stringendo non è poi dissimile da quella di tante altre famiglie, sia piccolo che alto borghesi con i loro dolori, i loro lutti o anche solo piccole controversie amorose: il tutto è però documentato da una serie incredibile di tele che testimoniano, a volte con la solennità , con la sobrietà o semplicemente con l'espressione dei soggetti ritratti questa lunghissima "storia" dei Rossetti-Ponti. Una storia che affonda le radici agli albori della pittura vigezzina, quando nel seicento comincia a diffondersi fra i valligiani il mestiere di ritrattista ambulante, ed è curioso notare come questi poveri montanari scoprirono la pittura come mestiere per guadagnarsi da vivere, abbandonando la loro adorata terra recandosi spesso in Francia o in Inghilterra totalmente all'avventura. E' opportuno dire che proprio nel sei-settecento in val Vigezzo si può incominciare a parlare di valle dei pittori, poiché in quel periodo incomincia a formarsi una prima scuoletta di pittura, quella dei Simonis di Buttogno dalla quale usciranno le due prime personalità di rilievo nella moderna ritrattistica vigezzina : Carlo Giuseppe Borgnis detto Sparsicin (1738-1804) e per l'appunto il già menzionato Giacomo Rossetti (1759-1841) certamente uno dei maggiori artisti vigezzini. Ritrattista di solido impegno e robusta modellatura, nonché di pastoso colore e di notevole penetrazione psicologica nelle sue opere si riscontra molto spesso l'evidente influsso di Andrea Appiani, sotto il quale l'artista aveva perfezionato i suoi studi all'accademia di Brera. Rossetti stesso, prima che la sua vita lo portasse in Francia aveva tenuto scuola di pittura a Buttogno; inoltre lavorò anche in affresco, come testimoniano il Catino e i dipinti del Presbiterio nella chiesa parrocchiale di Druogno.
Questo "fare scuola" di tantissimi pittori della valle (si pensi anche ai Sotta di Malesco, ai Simonis, ai Borgnis e ai Giorgis) sfociò poi alla fine dell'ottocento nel mecenatismo di un esponente sempre della suddetta famiglia Rossetti ovvero il famosissimo Giovanni Maria Rossetti Valentini, figlio del pittore Antonio, nipote di giacomo e cugino di Giuseppe Rossetti(vale la pena ricordare che, per evitare confusioni, egli aggiunse al proprio cognome originario il nome Valentini utilizzato in precedenza da un suo antenato). Non si conoscono a tutt'oggi opere di questo pittore e pertanto ci è impossibile esprimere analisi critiche sulla sua opera ma certamente è indubbia la sua funzione di mecenate nell'affermazione della pittura in val Vigezzo. Nato nel 1796 a Santa Maria Maggiore e ivi morto nel 1878, anche lui allievo per alcuni anni dell'Accademia di Brera emigrò molto giovane in Francia dove si costruì una notevole posizione sociale come insegnante di disegno nei licei lungo un arco di ben 55 anni. Molto stimato e onorato fu insignito della Legion d'Onore e nominato ufficiale dell'Accademia francese della Pubblica Istruzione e rientrò in patria nel 1868, fondando una scuola di disegno gratuita per i giovani della valle diretta personalmente da lui per 10 anni. Dopo la sua morte la sua scuola venne eretta in ente morale e nel 1881 assunse il nome di Scuola di Belle Arti Rossetti Valentini, affinchè essa continuasse in perpetuo "nell'interesse dei miei amati giovani e per la gloria della nostra si pittoresca vallata". Da questo istituto, sotto la sapiente guida continuativa del grande Enrico Cavalli uscirono grandissimi pittori dell'arte otto-novecentesca; ma questa è tutt'altra storia, che meriterebbe un saggio a parte.
Alessandro Velli - 2 marzo 2017