Proprio in questo mese di ben 62 anni fa (il 28 Maggio del 1955) ci lasciava un grande pittore Vigezzino: Giovanni Battista Ciolina.
Di un anno più anziano di Carlo Fornara (era nato nel 1870) di cui fu condiscepolo e amico, veniva da una famiglia di contadini di Toceno. Ma in comune con il Fornara aveva avuto l'insegnamento di un grande maestro come Enrico Cavalli alla scuola di belle arti Rossetti Valentini di Santa Maria Maggiore. Fu allievo difatti negli anni accademici dal 1882 fino al 1888. In una lettera del Cavalli indirizzata al sacerdote Giovanni De Maurizi, interessato ad avere lumi sulla pittura Vigezzina e datata 1909, così il maestro si esprime sull'allievo Tocenese : " c'è anche fra i migliori allievi il Ciolina Battista da Toceno. Dimora anche lui parte dell'anno a Milano. All'ultima biennale di Venezia aveva un paesaggio che ottenne un gran successo... so che la città di Milano lo aveva prescelto per il museo di arte moderna. Una delle sue opere maggiori è un interno di stalla di grandi dimensioni, esposto a Milano nel 1897. E' un opera splendida e deve conservarla nel suo studio di Toceno". L'opera di cui parla Cavalli è "il filo spezzato", quadro di una poesia veramente penetrante e che finì poi nella collezione Caproni di Vizzola Ticino. L'opera all'epoca fu veramente molto ammirata, tanto che Ciolina aprì uno studio personale a Milano, in corso Indipendenza, dove lavorò parte di ogni anno dal 1898 al 1914. Ma mentre Fornara aveva un carattere molto volitivo, libero da vincoli famigliari e giocò il tutto e per tutto sulla pittura riuscendo, con l'appoggio di Alberto Grubicy ad inserirsi nel grande mercato nazionale, Ciolina aveva un carattere meno forte, più bonario e si era formato presto una famiglia sposandosi nel 1890 a vent'anni con Giuseppina Bona e fu spesso addolorato da non liete vicende famigliari. Dopo due terribili lutti decise di chiudere lo studio Milanese nel 1914 e di ritirarsi nella casa avita di Toceno. Ma una cosa in comune legò in amicizia perpetua i due pittori: cioè quella di essersi recati, pochi anni dopo la fine dei loro corsi, in parte per guadagnare e in parte per allargare le loro esperienze nella città Francese di Lione. Da molti decenni infatti la città era un centro di notevoli tradizioni pittoriche. In essa aveva dipinto il Ravier, grande amico e ispiratore di Fontanesi e vi aveva insegnato anche Guichard, sotto di cui , negli anni sessanta dell'ottocento aveva studiato arte Enrico Cavalli. E forse, proprio su suggerimento di questi, i due artisti decisero di scegliere Lione per soggiornarvi.
Vale qui la pena di ricordare che del suo soggiorno Lionese il Ciolina tenne un diario, in parte riportato nel volume di Aurora Scotti "Giovanni Battista Ciolina. Umanità e paesaggi della val Vigezzo" uscito nel 1986 per la casa editrice Vangelista. Ed è un diario che, secondo i consigli dello scrivente, qualsiasi pittore di oggi doverebbe leggersi. In esso possiamo trovare preziosi suggerimenti psicologici su come affrontare l'arte, foss'anche quella più moderna ma, beninteso, sempre di vera arte si tratti. Il diario parte dal marzo del 1896 e si conclude nel settembre dello stesso anno. Ci riporta curiosi aneddoti del rapporto fra i due pittori, i momenti di rientro in valle nei mesi estivi con i suoi piccoli quadretti famigliari, gli acciacchi del pittore e via dicendo. Ma un paragrafo del diario è emblematico della forza di volontà Ciolinesca : "quanto è difficile sostenersi sempre vigorosamente nella lotta. Per momenti ci innalziamo degnamente che durando in poco spazio di tempo si giungerebbe a molto, a fare un passo decisivo nella vita; ma appena innalzati bentosto si va discendendo lentamente nell'inerzia, qualità propria della nostra natura":
Nulla di più vero per un artista.
Alessandro Velli - 31 maggio 2017